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Parco Archeologico Naxos Taormina
 
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  • Santuario ad ovest del torrente Santa Venera

    Museo Archeologico di Siracusa. Cippo in marmo con dedica alla dea Enyò (VII secolo a.C.).

    Ad individuare questo vasto distretto sacro, esteso sulla riva destra del fiume, al di fuori delle mura della città e di fronte ad esse, sono le ricerche condotte tra il 1975 ed il 1978 da P. Pelagatti (proprietà Scalia).

    In quella occasione sono scoperti porzione di un edificio sacro arcaico (sacello A) e l’edificio bipartito B-C che si allinea lungo una strada nord-sud. All’interno del bothros ellittico H, ricadente nell’area ad est degli edifici descritti, è ritrovato il famoso cippo con dedica alla dea Enyò.

    Iscritta nei caratteri dell’alfabeto arcaico della Naxos cicladica (M.Guarducci), la dedica rimane l’unica indicazione esplicita della sfera cultuale del santuario, sfera per il resto ancora sconosciuta.

    Veduta da nord del lungo muro di terrazzamento J. (VI secolo a.C.)

    Nel 1985 le ricerche riprendono in coincidenza con l’inizio di un piano di edificazione che coinvolge e sconvolge l’intera area tra il Santa Venera e la strada comunale Via delle Ninfe, ovvero la porzione più prossima alla città della pianura che, dominata dall’Etna, si apre alla foci dell’Alcantara. Una prima lunga campagna di scavo è condotta nel 1987 a nord del complesso Scalia, mentre nei successivi anni 1991 e 1992 le indagini si estendono nelle aree a est del complesso, ora trasformate in una piazza cittadina.

    La straordinaria quantità di terrecotte si confronta con la relativa esiguità di resti di strutture rinvenute, insufficienti per risalire all’assetto originario del santuario. I due tempietti H e I, distanti tra loro, come i due lunghi muri J e K di terrazzamento, entrambi costeggiati da strade, compongono una planimetria nella quale sono evidenti i vuoti e rimangono irrisolti i rapporti tra i diversi elementi, rapporti appena delineati dalle strade probabilmente un’ unica strada sinuosa.

    Veduta generale da ovest del lungo muro di terrazzamento K e del vicino Tempietto H (scavi 1991-2)560-550 a.C.

    Si è tentato di spiegare tale lacunosità con il cambiamento della morfologia del territorio a seguito di esondazioni del vicino Santa Venera. In antico tale territorio, oggi pressoché pianeggiante, doveva presentarsi ondulato, interessato da modeste alture ben documentate dai lunghi muri di terrazzamento J e K. Questa morfologia favoriva l’organizzazione dello spazio sacro in diversi recinti (temene) contigui, tra loro in collegamento, e verosimilmente dedicati a divinità diverse non identificate. L’unica divinità ad essere documentata è Enyò.

    Il sito è certamente adatto – all’esterno delle mura, ma a ridosso di esse – ad accogliere un temenos di Enyò, la terrifica dea del “Grido di Guerra”.

    L’ubicazione suburbana si presterebbe d’altro canto il culto di Dionysos, così importante a Naxos di Sicilia come nella Naxos cicladica, ma la scarsità di ex-voto rinvenuti non aiuta.

    L’impianto del santuario risale ai primi decenni del VI secolo a.C., o almeno a questa data risale la monumentalizzazione dell’area, in ciò non discostandosi dai santuari dei centri coloniali della Sicilia.

    Sotto l’aspetto cronologico riveste interesse il contesto di ritrovamento delle terrecotte. Si tratta senza dubbio di una giacitura secondaria, essendo state esse rinvenute per la gran parte ammassate all’interno di buche irregolari scavate in aderenza ai due lunghi muri di analemma e di temenos J e K.

    Depositi di terrecotte architettoniche trovate ammassate all’interno buche scavate in aderenza del muro di terrazzamento J.

    Depositi di terrecotte architettoniche trovate ammassate all’interno buche scavate in aderenza del muro di terrazzamento J.

    Di contro si sono isolati solo pochissimi crolli per lo più circoscritti attorno e all’interno del tempietto H. Si segnalano le placche con figurazione dipinta rinvenute presso il fronte ovest dell’edificio, da non identificare con metope ma con lastre di rivestimento parietale come documentano i fori di fissaggio.

    Tempietto H. Foto e disegno della lastra fittile di rivestimento parietale con figurazione dipinta (intorno al 550 a.C.)

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