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Parco Archeologico Naxos Taormina
 
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  • Edifici sacri e santuari

    Le aree sacre si dispongono attorno alla città (Tempietti C, E ed F) quasi come una cintura sacra.

    Santuario sud-occidentale
    Il santuario urbano, dedicato ad una divinità femminile, Hera o Afrodite, occupa l’angolo sud- occidentale della città, non lontano dalle foci del torrente Santa Venera. Di esso rimane ancora sconosciuta l’estensione, per la quale è indicativo il tracciato della strada che costeggia il confine settentrionale. Rispettata dall’impianto urbano del V secolo a.C., la strada ebbe con certezza una funzione sacra.

    Veduta del muro nord del Santuario costeggiante strada urbana.

    Del santuario è parzialmente nota la sistemazione interna con due propilei antitetici, l’uno aperto verso la città, l’altro sulla spiaggia, su un probabile approdo. Thysiai, talune con armi, si concentrano presso il fronte occidentale del sacello A, oikos della fine del VII secolo a.C. .

    Pianta del Santuario (Pelagatti 1973); Veduta aerea del Santuario; Punte di lancia in ferro (fine del VII secolo a.C.).

    Basi di stele sono dislocate sul versante sud-occidentale del temenos (recinto sacro).

    Esse circondano, come a Metaponto nel Santuario urbano di Apollo, l’altare a gradini, monumentale e cerimoniale, costruito nei primi decenni del VI secolo a.C. .

    Altare con gradini di tipo processionale (580-570 a.C.).

    Medesima cronologia hanno i resti delle due vicine fornaci, mentre risale alla fine del VI secolo a.C. il tempio B (38 x 16 m) , cui è riferibile il bel fregio plastico di chiara ispirazione ionica con catena di fiori di loto e palmette.

    Fornace a pianta circolare .

    Fornace a pianta rettangolare.

    Intorno al 570 a.C. lo spazio sacro è racchiuso entro mura. Il muro meridionale (muro D) si segnala per l’accurata tecnica poligonale a giunti curvi. Si tratta della documentazione più antica di questa tecnica nel Mediterraneo Occidentale.

    Raffronti diretti si rintracciano nell’Egeo Settentrionale a Lesbo e a Smirne.

    Generalmente attribuito a maestranze greco-orientali, che dalla fine del VII secolo a.C. viaggiavano di colonia in colonia, il muro D – e più in generale l’uso della tecnica poligonale, largamente diffusa a Naxos nelle sue diverse varianti, non ultima quella ‘ciclopica’ delle fortificazioni occidentali – ben potrebbe essere la spia del mai interrotto legame con il mondo egeo-insulare, costituente un parte saliente dell’identità della colonia di Naxos.

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