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Parco Archeologico Naxos Taormina
 
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  • Mostra “Umiltà e Splendore”. [GUIDA ALLA VISITA ita/eng]

    Nota informativa della curatrice Stefania Lanuzza [italiano/english]

    INTRODUZIONE

    Ai frati Cappuccini, umili interpreti e capaci divulgatori della parola di Dio, si associa l’idea della spiritualità francescana, vissuta nella rinuncia ai beni materiali e nella dedizione ai poveri e ai travagliati. Furono amati ugualmente dal popolo e dal ceto aristocratico per la libertà interiore e la capacità di distaccarsi dalle cose terrene, doti che consentivano loro di “entrar ne’ palazzi e ne’ tuguri con lo stesso contegno d’umiltà e di sicurezza”, per usare un’efficace immagine manzoniana.

    Nella sobrietà della vita conventuale, scandita da lavoro e preghiera, i Cappuccini attesero pure alla contemplazione del bello in quanto emanazione del divino, come rivela l’apparato iconografico delle loro chiese caratterizzato da un tenore qualitativo elevato, e alcuni di loro espressero la propria creatività attraverso l’esercizio di pratiche artistiche edificanti superando talvolta i limiti della serialità devozionale.

    Il percorso espositivo accompagna il visitatore nella scoperta dei capolavori eseguiti dai maestri protagonisti della complessa stagione culturale che segna il passaggio dai rigidi canoni iconografici imposti dalla Controriforma alle più libere composizioni barocche. Dialogano con le grandi opere i testi pittorici dei maestri locali che traducono nel vivace idioma siciliano il linguaggio aulico dei modelli. La selezione delle opere è articolata sul piano dei contenuti in quattro sezioni: le prime tre incentrate su tematiche predilette dall’Ordine e la quarta dedicata ai frati pittori Umile e Feliciano da Messina. L’esposizione si conclude con una selezione di volumi appartenenti al fondo antico della Biblioteca provinciale dei Cappuccini di Messina coevi alle opere d’arte.

    Uno dei punti di forza della mostra è costituito dall’esposizione di cinque grandi pale d’altare, di non facile movimentazione, che provengono dalle chiese cappuccine di alcuni centri collinari della Sicilia nordorientale e dall’entroterra etneo. Per la prima volta si potrà consentire al pubblico di apprezzare attraverso un approccio ravvicinato queste opere straordinarie, solitamente visibili a distanza e con l’inevitabile filtro di altari e tabernacoli lignei che ne impediscono una visione integrale.

     

    01. La natura umana e divina di Cristo

    Tra i filoni tematici affrontati nelle raffigurazioni sacre visibili sugli altari e negli ambienti di vita comune, emerge la meditazione sulla duplice natura di Cristo “vero uomo e vero Dio”.

    Tra le tele eseguite da artisti di fama internazionale per i cappuccini del Valdemone, grazie alla mediazione dei generali dell’Ordine e alla munificenza del ceto aristocratico siciliano, spicca la Trasfigurazione sul monte Tabor dipinta per i Cappuccini di Randazzo dal pittore parmense Giovanni Lanfranco (1582-1647), tra i più noti esponenti della pittura barocca, attivo tra Parma, Roma e Napoli. L’opera esalta il concetto della trascendenza di Cristo che si rivela ai discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo circonfuso dallo splendore abbagliante della luce divina. La scena, sostenuta da un disegno dal tratto deciso e robusto, è costruita con pennellate corpose e con sapienti giochi di luce e ombre.

    La riflessione sulla natura umana di Gesù si traduce in pittura nelle ricorrenti immagini della Passione, ricche di pathos e particolarmente consone alla vita di penitenza dei frati che sono invitati già nelle Costituzioni dell’Ordine del 1536 a imitare l’operato di Cristo. Tra le opere di importazione emerge la Flagellazione proveniente da Mistretta, dai sapienti effetti luministici, assegnata al pittore olandese Matthias Stomer (1600 ca.-post 1650), attivo in Sicilia nella prima metà del ‘600, che si cimentò più volte sul tema con analoghe soluzioni compositive.

    La mostra offre ampio spazio ad opere totalmente inedite e ad altre poco note anche per gli esperti del settore.

    Importante in questo senso il contributo del Museo regionale di Messina che partecipa con il prestito della tela, finora inedita, raffigurante l’Incoronazione di Spine, trasferita nel 1874 dalla chiesa dei Cappuccini di Messina al Museo Civico Peloritano è oggi custodita nei depositi. Databile all’inizio del Seicento e ascrivibile ad artista dell’Italia settentrionale, la tela dimostra l’interesse per la pittura realistica da parte degli esponenti dell’Ordine che ottennero nello stesso periodo la celebre pala d’altare con l’Adorazione dei pastori del Caravaggio. Le espressioni grottesche e caricaturali dei volgari aguzzini, vestiti come popolani, contrastano con la contenuta mestizia della nobile figura di Cristo.

    Il percorso espositivo propone il confronto dei grandi maestri con gli artisti autoctoni che interpretano contenuti analoghi con toni drammatici ed espressivi. Un esempio è dato dalla tela raffigurante l’Ultima Cena, concessa in prestito dalla Pinacoteca Zelantea di Acireale, dipinta tra il settimo e l’ottavo decennio del Seicento dal pittore acese Giacinto Platania (1612-1691) per il refettorio del soppresso convento dei Cappuccini di Acireale. Fra i personaggi emerge, protagonista drammatico della scena, Giuda Iscariota – presunto autoritratto del pittore – che catalizza l’attenzione dello spettatore con lo sguardo penetrante. Il sacchetto con le monete, simbolo del suo tradimento, è stretto da legacci color rosso vivo che alludono al sacrificio di Cristo.

     

    02 – La Madonna degli Angeli

    Un ruolo centrale nel percorso espositivo occupa il soggetto iconografico della Madonna degli Angeli e santi, molto caro all’Ordine francescano in generale e a quello Cappuccino in particolare. Il tema viene inaugurato in Sicilia da Scipione Pulzone (1544 ca. – 1598) con la Madonna degli Angeli con San Francesco e Santa Chiara eseguita nel 1584 per Milazzo e riproposto nel 1588 in una seconda versione, qui esposta, per la chiesa cappuccina di Mistretta. La scena è divisa in due registri ben distinti e quasi sovrapposte, corrispondenti alla sfera divina e a quella terrena. La preziosa gamma cromatica si avvale di raffinati cangiantismi e tonalità smaltate, mentre sul piano dei contenuti la lineare composizione e la precisione descrittiva garantiscono la comunicazione di un messaggio di fede semplice e chiaro, in linea con i dettami della Controriforma.

    Il prototipo di Pulzone verrà ripetuto più o meno fedelmente da numerosi artisti e in mostra ne viene esemplificata l’evoluzione nel tempo attraverso le declinazioni che ne diedero il toscano Durante Alberti (1556-1623), coetaneo del Pulzone, il pittore cappuccino seicentesco Feliciano da Messina (1610-1673), fino alla versione di Guglielmo Borremans (1670-1744), intrisa di umori tardo barocchi, che chiude la sezione. Quest’ultimo dipinto, proveniente dal convento di Pettineo, è stato oggetto di un sapiente restauro che ha consentito di recuperare la firma del pittore fiammingo e la data 1722.

     

    03 – I santi prediletti dai Cappuccini

    La sezione è dedicata ai santi che più frequentemente popolano gli altari delle chiese cappuccine nel territorio del Valdemone e presenta opere inedite o poco note.

    Si presenta per la prima volta all’attenzione del pubblico e degli studiosi l’interessante scultura raffigurante San Francesco d’Assisi che contempla il Crocifisso, proveniente dal convento di Naso e restaurato per l’occasione. L’opera si caratterizza per la particolare tecnica di esecuzione che prevede l’uso del legno scolpito e dipinto, per la testa, le mani e i piedi, e della tela ingessata e dipinta per la veste. Con estrema perizia l’ignoto scultore combina il realismo del volto pallido ed emaciato, definito fin nei particolari delle vene sulle tempie, con la raffinatezza formale degli eleganti riccioli sulla barba e sui capelli. La statua del tardo Seicento, certamente riferibile alla prolifica produzione scultorea napoletana diffusa in tutto il meridione d’Italia e richiesta anche in Spagna, testimonia il fitto e reciproco scambio di influenze con la contemporanea attività artistica iberica.

    Nella sala successiva compaiono abbigliate sfarzosamente le sante Agata, Caterina d’Alessandria e Lucia, figure che appaiono spesso nelle ancone lignee degli altari cappuccini ai lati delle grandi pale d’altare. Mentre la Santa Caterina d’Alessandria del tortoriciano Giuseppe Tomasi (1610-1672) si è vestita con le tradizionali vesti regali, le altre sante nella sala presentano paludamenti fantasiosi ispirati costumi teatrali del tempo, così come appaiono nei cicli pittorici eseguiti da Francisco Zurbaran in Spagna.

    Un personaggio sacro sempre presente nelle chiese cappuccine ai piedi del Crocifisso è  San Giovanni Evangelista, rappresentato in mostra da un esemplare settecentesco firmato sul verso dal siciliano Giovanni Bonomo. Al XVII secolo risale l’inedita Maddalena penitente di ambito romano proveniente dal convento di Adrano.

    A concludere la sezione sono due dipinti di Castroreale dedicati ad alcuni frati cappuccini vissuti tra Cinque e Seicento. In uno sono raffigurati, in adorazione ai piedi dell’Immacolata, fra Felice da Cantalice, il primo frate cappuccino ad essere proclamato santo nel 1712, e l’immancabile sacco con cui, in estrema povertà, vagava per i paesi portando aiuto ai bisognosi; a destra è Serafino da Montegranaro, particolarmente devoto al crocifisso e al santo rosario, che fu beatificato nel 1729 e santificato nel 1767.

    Nell’altra tela sono narrate due diverse scene di martirio: a sinistra Giuseppe da Leonessa subisce il terribile supplizio del “gancio” durante una missione in Turchia nel 1587; sulla destra Fedele da Sigmaringen viene aggredito ed ucciso con mazze ferrate dai calvinisti in Svizzera nel 1622. Beatificati rispettivamente nel 1737 e nel 1729, furono entrambi canonizzati nel 1746.

     

    04 – I frati pittori

    Nel corso del Seicento un contributo significativo e caratterizzante all’arredo pittorico di vari conventi della Sicilia orientale veniva dato da due artisti cappuccini, Feliciano e Umile da Messina, che entrarono nell’Ordine dopo avere studiato pittura presso rinomati ateliers messinesi.

    Nelle opere di Fra Feliciano da Messina, al secolo Domenico Guargena (1610 -1673), si coglie una notevole varietà di apporti culturali extraisolani: dalla forte influenza della pittura classicista di Guido Reni alla visione analitica della realtà di impronta nordica e iberica della Sacra Famiglia con San Giovannino. La tela, firmata e datata 1666 come indica il realistico cartellino dipinto in alto, viene segnalata dalla fonti più antiche nel convento dei Cappuccini di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) dove è tuttora custodita. L’opera, detta anche Madonna dei garofani, include un naturalistico agnellino, attributo di San Giovanni Battista e metafora del Cristo redentore. Il restauro appena eseguito ha restituito pienamente il superbo brano di natura morta ed altri dettagli iconografici riconducibili alla simbologia cristologica e mariana.

    Pittore eclettico frate Umile da Messina, al secolo Jacopo Imperatrice (1592-1681), si forma presso il caravaggista Alonzo Rodriquez ma si rivela sensibile al classicismo di Antonino Barbalonga Alberti, come mostrano le figure di sante e la Sacra Famiglia con Sant’Anna visibili in mostra; nelle pur convenzionali pale d’altare attinge inoltre con buoni risultati ai modelli di Scipione Pulzone e Filippo Paladini. Come Feliciano da Messina era solito praticare l’arte della copia ed eseguì una versione della Trasfigurazione del Lanfranco per l’antica chiesa dei Cappuccini di Messina. Si cimentava inoltre nella ritrattistica immortalando le sembianze dei confratelli anche in dipinti di soggetto sacro come, ad esempio, nel S. Antonio di Padova proveniente dal convento di Petralia Sottana esposto in mostra.

     

    05 – I libri dei Cappuccini

    Secondo la sobria regola delle origini ai frati era concesso solo l’uso di “qualche libretto devoto e spirituale”, ma le Costituzioni dell’Ordine già nel 1575 sanciscono la realizzazione di biblioteche fornite dei “libri necessari, sia antichi che moderni” e consentono l’avvio di un preciso progetto culturale che fra Sei e Settecento vede nella cura delle “librarie” una dimensione fondamentale della vita conventuale.

    Le biblioteche dei Conventi cappuccini del Valdemone sono depositarie di vere e proprie rarità bibliografiche, ma principalmente testimoniano di essere state nei secoli punto di riferimento intellettuale per un’intera società ed ancora oggi costituiscono strutture culturali indispensabili per il recupero di segmenti rilevanti della memoria storica collettiva. I volumi in Mostra rinviano ad una realtà per lo più ignorata che può offrire elementi ed occasioni per una sempre più approfondita conoscenza degli itinerari culturali della Sicilia moderna.

    Il percorso espositivo si articola in due sezioni dedicate, rispettivamente, ai materiali librari di stretta pertinenza conventuale, soprattutto cappuccina, e a quelli di varia afferenza disciplinare per lo più di provenienza laicale. In esso trovano, innanzitutto, posto le opere fondamentali per una conoscenza di base della complessa vicenda della “bella e santa” riforma cappuccina e cioè i testi delle Costituzioni e degli Annali dell’Ordine, il vasto repertorio degli scrittori cappuccini compilato da Dionigi da Genova, alcuni volumi, come la splendida cinquecentina del Compendium di Alonso de Casarubios, che mirano ad evidenziare i legami storici e giuridici con il resto della tradizione francescana, la Chorographica descriptio che documenta plasticamente la diffusione dell’Ordine in tutta l’Europa.

    FUNDRAISING PER RESTAURO

    Strategico il ruolo dell’associazione Intervolùmina che, traendo spunto dal tema della mostra di Taormina, oltre a predisporre itinerari di visita nei conventi cappuccini ancora visitabili – e dunque promuovendo la conoscenza e l’attenzione della comunità su questo patrimonio semisconosciuto e pressoché inaccessibile – sta curando anche un progetto di raccolta fondi (fundraising) per finanziare il restauro di alcune opere. Info e link per la donazione QUI

     

    ENGLISH VERSION

    INTRODUCTION

    The Capuchin friars are associated with the idea of ​​Franciscan spirituality, lived in the renunciation of material goods and in support of the humble and the troubled. The evocative austerity of the Capuchin churches distributed in the vast territory of Valdemone has still embellished with paintings of extraordinary quality acquired thanks to the generosity of the wealthiest devotees who coexist with works of intense communicative value resulting from the marked artistic inclinations of the painter friars.

    The exhibition itinerary accompanies the visitor in the discovery of the masterpieces executed by the master protagonists of the complex cultural season that marks the transition from the rigid iconographic canons imposed by the Counter-Reformation to the freer Baroque compositions. The pictorial texts of local masters dialogue with the great works, translating the stately language of the models into the lively Sicilian idiom.

    The exhibition is divided into four sections, the first three focused on favorite themes of the Order and the fourth dedicated to the painters Umile and Feliciano da Messina.

    The exhibition ends with a selection of volumes belonging to the ancient collection of the Provincial Capuchin Library of Messina contemporary with the works of art.

     

    01 – The human and divine nature of Christ

    In the sobriety of convent life, punctuated by work and prayer, the Capuchins also devoted themselves to the contemplation of beauty as an emanation of the divine, reserving an important edifying function for the artistic depictions of sacred subjects. Among the iconographic choices adopted, the meditation on the dual nature of Christ “true man and true God” emerges.

    The fulcrum of this thematic section is represented by the Transfiguration on Mount Tabor by the famous Emilian painter Giovanni Lanfranco, a work conceived with the aim of enhancing the concept of the transcendence of Christ which is revealed to the chosen disciples surrounded by the dazzling splendor of divine light.

    The reflection on the human nature of Jesus is translated into painting in the recurring images of the Passion, full of pathos and particularly in keeping with the life of penance of the friars who are already invited in the Constitutions of the Order of 1536 to imitate the work of Christ. From imported works such as the Flagellation, with its skillful lighting effects, and the unprecedented Crowning with Thorns, singular for its grotesque accents, we move on to the testimony of native artists who interpret similar contents with dramatic and expressive tones.

     

    02 – Our Lady of the angels

    A very dear subject to the Franciscan Order in general, and to the Capuchin one in particular, is the Madonna degli Angeli with the Franciscan saints. The theme was inaugurated in Sicily by Scipione Pulzone who made the first version in 1584 for Milazzo and a second in 1588, exhibited here, for the Capuchin church of Mistretta.

    The prototype of Pulzone, characterized by the scene divided into two distinct and almost overlapping parts, corresponding to the divine and the earthly spheres, will be repeated more or less faithfully by numerous artists, such as the Tuscan Durante Alberti, a contemporary of Pulzone, up to the eighteenth-century version of Guglielmo Borremans, imbued with late Baroque moods, which closes the section. The Eternal Father, exhibited in the room, was placed to crown the Madonna degli Angeli painted for the church of Savoca by Domenico Guargena, a Capuchin friar with the name of Feliciano da Messina. The figure of God the Father almost always completed the image on the main altar and with it became the fulcrum and the ultimate goal of the physical and spiritual path to God, made immediately perceptible by the unique space of the Capuchin churches, without aisles.

     

    03 – The favorite Saints of the Capuchins

    This section is dedicated to the saints who most frequently populate the altars of the Capuchin churches in the Valdemone area. The cultural exchanges and mutual influences between Spain and Italy are evidenced by the sculpture depicting St. Francis of Assisi, which has a face, hands and feet made of wood and a habit in plaster. The grieving figure of the holy founder of the Order belongs to the prolific Neapolitan production appreciated throughout southern Italy and the Iberian area.

    In the next room, there is a theory of holy martyrs represented with sumptuous clothes inspired by the theatrical costumes of the time: Sant’Agata, Santa Caterina d’Alessandria and Santa Lucia, which are painted by Sicilian and Spanish artists as they appear in the pictorial cycles performed by Francisco Zurbaran in Spain.

    The figure of St. John could not be missing, always present in the Capuchin churches among the mourners at the foot of the Cross. This section is closed by two paintings dedicated to some Capuchin friars who lived in the seventeenth century and were canonized in the following century. Among these are Fedele da Sigmaringen and Giuseppe da Leonessa who suffered martyrdom for their work of evangelization.

     

    04 – The friars painters

    During the seventeenth century, a significant and characterizing contribution to the pictorial decoration of various monasteries in eastern Sicily was given by two Capuchin artists, Feliciano and Umile da Messina, who joined the Order after studying painting at renowned Messina workshops. In the works of the first, alias Domenico Guargena, there is a notable variety of external cultural contributions: from the strong influence of Guido Reni’s classicist painting to the analytical vision of reality with a Nordic and Iberian imprint. The recent restoration of the Holy Family has fully brought back the splendid still life full of Christological symbolism.

    Eclectic painter, Friar Umile, aka Jacopo Imperatrice, was trained with Alonzo Rodriquez, a follower of Caravaggio. However, he was also sensitive to the classicism of Barbalonga, as shown by the figures of saints and the Holy Family with Saint Anne visible in the exhibition; in the conventional altarpieces, he draws with good results from the models of Scipione Pulzone and Filippo Paladini. Both artists practiced the art of copying and ventured into portraiture, immortalizing the features of the Capuchin brothers and also in paintings of sacred subjects such as, for example, in the S. Antonio di Padova by Frate Umile.

     

    05 – The books of the Capuchins

    According to the sober rule of the origins, the friars were allowed only the use of “some devout and spiritual booklets”, but the Constitutions of the Order already in 1575 sanctioned the creation of libraries containing the “necessary books, both ancient and modern” and allowed for the launch of a specific cultural project that between the seventeenth and eighteenth centuries sees in the care of the “libraries” a fundamental dimension of conventual life.

    In the book collections of the Capuchin convents of Valdemone, devout books, hagiographic works, volumes of religious history, philosophy and theology, comments on Sacred Scripture, collections of sermons and aids for preaching are prevalent. However, the Latin classics and the texts of history, law and medicine are quite frequent, as well as works of chemistry, mathematics, geography, astronomy and architecture that refer to that group of devotees, laymen and ecclesiastics who have entrusted to the friars, post mortem, their own book heritage.

     

     

    Ufficio Stampa Melamedia | info@melamedia.it

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